Il mio grasso grosso gemellaggio greco

Nella lingua greca c’è un detto, pronunciato interamente in italiano, riguardo la relazione che intercorre tra Italiani e Greci: “Una razza, una faccia”. Ideata da Mussolini ad uso e consumo della Grecia per facilitarne l’occupazione, la frase è rimasta con simpatia nel costume ellenico fino ad oggi. E quale sorpresa per i greci – orgogliosi di sfoggiare una frase tutta italiana – scoprire che nel Bel Paese il detto non sia affatto in uso.

Storicismi a parte, il nostro detto ci dice qualcosa di vero, introducendoci al gemellaggio in corso tra la diocesi di Foligno e due diocesi greche, gemellaggio pungolato da papa Benedetto prima e da papa Francesco, poi. Il 4 aprile è iniziata infatti la prima visita tecnica (ma la seconda in Grecia) da parte della Caritas diocesana folignate nei territori gemellati. Due diocesi, quelle greche, molto diverse per bisogni e contesto: Tinos, isola delle Cicladi nota per il turismo religioso e per il mare,  e la più problematica Atene (con le parrocchie di san Francesco – zona centrale – e di Voula – zona costiera). Una missione Caritas tutta al femminile volta all’approvazione del piano di gemellaggio e all’avvio della prima fase dei progetti che si snoderanno nel corso di tre anni. Tra questi: gite solidali in Grecia per le scuole del folignate con costi sostenibili per le famiglie italiane; lo sviluppo di Centri di Ascolto in loco; la realizzazione di Orti Solidali a Tinos; campi di volontariato in Grecia per giovani della diocesi di Foligno (dal 30 giugno al 10 luglio); vacanze solidali per famiglie greche in difficoltà a Foligno (dal 23 al 30 giugno).

Un gemellaggio per Foligno dunque affinché – come nel noto film – possiamo giungere davvero a superare i particolarismi e considerarci fino in fondo “Una razza, una faccia”.

Dalla Gazzetta di Foligno

Messa…alla prova

article-new-thumbnail-ehow-images-a02-6i-n8-teach-baltimore-catechism-children-800x800In inglese di dice Mass. Attenzione, non Mess, come vorrebbe indurci in tentazione la buona tradizione maccheronica. La nostra si scrive con la “a”: perché c’è una bella differenza tra Messa e Confusione. E non parliamo di una messa in scena ma della Messa in Inglese a Foligno, un appuntamento mensile pensato per incontrare le comunità anglofone– in modo particolare nigeriane – del territorio a partire dalla Chiesa. Sì perché in inglese to celebrate non indica solo il “celebrare Messa” ma anche “il festeggiare”. Attenzione quindi al vocabolario perché le porte della Chiesa di San Giacomo, ogni prima domenica del mese alle ore 17, non sono aperte solo per i gentlemen inglesi di passaggio ma a chiunque voglia condividere questa festa. E allora se il sacerdote ci inviterà ad essere abstemious non deprecherà il sorseggiare vino, ma loderà le persone integre ed oneste; se vorremo cimentarci nella Prima lettura non dovremo chiedere della First Lecture (altrimenti parleremmo della nostra prima lezione universitaria) ma dovremmo dire piuttosto First Reading. E attenzione a chiamare il Signore Lord (come per i titoli nobiliari) e non mister; e a leggere Mercy (“pietà”) con l’accento sulla “e” e non scambiarlo col francese merci. E il momento del Gospel non sarà certo un concerto musicale ma il momento del Vangelo. Fortunatamente per i non anglofoni c’è comunque posto per tutti: “comunione” è banalmente Communion, “altare” si dice altar e “amen”… semplicemente Amen.

Mettiamoci dunque alla prova, domenica 6 aprile, alle ore 17.

Chi volesse partecipare alle prove del coro, con canti rigorosamente in Inglese, può invece scrivere – anche per le prossime Messe delle prime domeniche di maggio e giugno – a ufficiostampa@caritasdiocesanafoligno.it.

“Nella bottega di un falegname”. Da Lampedusa a Foligno, da Foligno a Lampedusa

 

Falegname col martello perché fai den den?/Con la pialla su quel legno perché fai fren fren?

Se De André avesse conosciuto Franco, la canzone l’avrebbe certamente scritta per lui. Sorride il signor Tuccio mentre al telefono sento il den den del suo martello. Come Maria nella canzone, anch’io entro nella bottega di un falegname, non in Palestina stavolta ma a Lampedusa. Anche il legno di Franco infatti – come quello cantato da De André – ha tante storie da raccontare. E ce le racconta da vicino perché una delle sue croci è già in viaggio verso Foligno per essere accolta nella nuova Biblioteca Multiculturale.

Tuccio è da sempre un falegname. Una mattina del 2009 qualcosa cambia la sua vita. Si trova sulla costa: dopo aver recuperato i corpi di centinaia di migranti, è uscito per meditare su quel dolore. All’improvviso nota tra la sabbia due assi colorati: quelli di un barcone. Era quasi un segno: “La posizione di quei legni mi ricordava una croce”.

Falegname su quel legno quanti colpi ormai/quanto ancora con la pialla lo assottiglierai?

I migranti di Lampedusa iniziano a trovare voce così, attraverso una pialla. “L’idea non fu la mia, ma di Qualcun altro” – mi racconta. “Quando tolgo i chiodi dal legno delle barche e vedo i buchi che lasciano sento il dolore di chi su quel legno ci ha trovato la morte. È questo il mio lavoro: che le loro vite non siano dimenticate”.

Alle piaghe alle ferite che sul legno fai/falegname su quei tagli manca il sangue ormai/ perché spieghino da soli con le loro voci…

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Proprio per ricordare queste voci dal 20 al 26 luglio la Caritas di Foligno sarà presente sull’isola per un’esperienza di servizio e formazione. Chi volesse ricevere informazioni può scrivere a estero@caritasdiocesanafoligno.it.

La biblioteca di piazza S. Giacomo, dove sarà collocata la croce, riaprirà invece i battenti il 3 maggio, senza fren fren, per ricordare che Faber e Franco (ma non solo loro) ci insegnano la stessa cosa: dai diamanti non nasce niente, la Vita rinasce dalla morte e porta frutto.