Tessitori a Rasiglia

campo.estivo copiaRasiglia – si sa – è una delle capitali umbre della tessitura. Piccolo borgo montano del folignate,  ogni anno Rasiglia rinnova l’appuntamento con “Penelope”, il mini festival che rispolvera sapienza artigiana e vecchi telai.

Dal 5 al 10 agosto è tuttavia un’altra la tessitura che vedrà come sfondo lo splendido borgo e tutt’altre saranno le trame che dovranno essere cucite. “Tessitori di prossimità” è infatti il nome dell’edizione 2014 della Scuola Estiva di formazione Caritas, divenuta oramai un tradizionale appuntamento estivo, una cinque giorni che vuole essere occasione, per volontari e operatori, di rafforzamento delle trame dell’operato della Carità. Quattro le aree in cui il tema – chiaro tributo all’esperienza formativa proposta quest’anno a Firenze da Caritas italiana – verrà declinato: Immigrazione, Politiche sociali, Mondialità, Identità Caritas. Quattro “telai” che verranno messi in funzione non solo con l’apporto prezioso dei formatori Caritas ma anche con il contributo di associazioni del territorio, prima fra tutte il presidio Libera di Foligno.

“La prossimità” – ci stimola Caritas Italiana – “non è solo un contenuto ma un metodo di lavoro che pone le relazioni al centro, valorizza la quotidianità, stimola processi più che attivare servizi ed ha come orizzonte la comunità.” Tessere relazioni vuole allora essere una componente fondamentale di “Tessitori di prossimità” come corredo che i volontari potranno portare a casa. Giochi di ruolo, film, momenti di convivialità e molto altro faranno da protagonisti.

Non occorre ancora tesserne le lodi, per diplomarsi tessitori presso la Scuola Estiva basta scrivere un’email a segreteria@caritasdiocesanafoligno.it o chiamare lo 0742 357337 (tutti i giorni, ore 9-12).

Dalla Gazzetta di Foligno

Io krino, tu krini. Apologia di una krisi

albert-einstein-07La crisi – recitava Einstein – è la più grande benedizione  per persone e  nazioni. L’inconveniente – sosteneva più avanti – è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno.

Se l’adagio non sembra al lettore troppo imprudente vale certamente la pena addentrarsi nella storia del signor Paleologos. Le battute d’apertura – celebre passo de Il mondo come io lo vedo – non sono certo le sue ma suonano quanto mai attuali nel ripercorrere la sua storia. Per ascoltarla siamo volati in Grecia, a qualche tiro di sasso dalla storica città di Maratona. Sorprendentemente sciolto nell’italiano, Nikos Paleologos ci racconta la storia di una crisi (o forse dovremmo dire krisi) che ha qualcosa da suggerire anche alla nostra città.

Nikos è un piccolo imprenditore greco. Pochi operai sotto di lui e una manciata di soci ma quanto basta perché nel 2009 si ritrovi senza clienti e senza futuro. Una storia come tante forse ma dall’epilogo diverso. “In un momento in cui non avevamo un euro” – ci racconta – “con i miei soci abbiamo deciso di non chiudere e di rimanere insieme ma con meno soldi.” È così che Nikos decide di amputarsi il salario fino al livello dei suoi operai per salvare le sorti aziendali e scongiurare i licenziamenti. Una scelta che sposa appieno il significato profondo della parola “crisi” che deve proprio al verbo greco “krino” – come ci spiegano i referenti di Caritas Italiana in Grecia – le sue origini: “dividere” ma anche “scegliere”. E non “disperare”. Una krisis che segna davvero per Nikos un punto di rottura: “Nel momento in cui abbiamo scelto di puntare sull’Uomo è lì che gli uomini sono arrivati e i clienti sono tornati all’improvviso.” Einstein commenterebbe che “chi supera la crisi  supera se stesso senza essere superato.” E non solo una tantum. Quando la crisi torna infatti a far tremare l’azienda in tre diversi momenti, Nikos viene puntualmente contattato dall’Italia per una donazione. La sua storia giunse infatti oltre confine al Meeting delle Famiglie di Milano del 2012 quando toccò proprio a lui il privilegio di incontrare il Papa chiedendo “cosa si potesse fare” perché “la gente in Grecia guarda basso per la strada”. È così che Benedetto suggerì la messa a punto di gemellaggi (proprio come quello che sta interessando ora la diocesi di Foligno): famiglie che sostengono altre famiglie. “A distanza di due anni sentire che abbiamo del valore per altre persone, sapere cosa state facendo” – ha commentato Nikos nell’accogliere un gruppo di giovani volontari arrivati da Foligno – “ci aiuta ad andare avanti.” E ripete più volte: “Nella crisi è importante rimanere fedeli ai propri ideali e chi è in piedi deve aiutare gli altri a starci.”

Questo il mondo come lui lo vede e senza dubbio anche come lo vedeva Einstein che Nel mondo come io lo vedo chiuderebbe quest’apologia della krisi chiosando così: “Parlare di crisi significa incrementarla, tacere nella crisi è esaltare il  conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola con l’unica crisi pericolosa, che  è la tragedia di non voler lottare  per superarla. La storia di Nikos ce lo insegna.

Dalla Gazzetta di Foligno

Campo di volontariato in Grecia: l’esperienza dei giovani di Foligno

a cura di Sara Angeloni

00Un’esperienza che non scorderemo facilmente quella vissuta da noi ragazzi di “Gioventù Nuova”, il progetto della Caritas diocesana che guarda ai giovani.

Partiti con gioia da Foligno e giunti finalmente in Grecia con altrettanta allegria, abbiamo vissuto i primi giorni tra lo stupore di un posto nuovo e la voglia di conoscere e di aiutare, anche nella semplicità, gli ospiti della struttura Pammakaristos di Nea Makri.

Sono rimasta profondamente colpita dall’ospitalità dei ragazzi affetti da autismo. Nonostante le nostre evidenti difficoltà nella lingua, infatti, è bastato un loro sorriso o abbraccio per dimostrarci e ricordarci che molto spesso non c’è bisogno di tante parole per comunicare agli altri un po’ di affetto.

Così, nei giorni seguenti, ci siamo dedicati a dare una mano, come potevamo: dipingendo i muri e le ringhiere della struttura, cucinando e pensando che anche noi potevamo contribuire con piccoli gesti a dare aiuto a qualcuno, ci siamo sentiti utili e,  soprattutto, abbiamo imparato ad apprezzare anche la fatica, in un mondo in cui tutto, a volte, anche per noi giovani, sembra scontato. Un mondo osservato, troppo spesso, dallo schermo di un televisore o di un computer e non dai nostri stessi occhi, non toccato e provato con le nostre stesse mani.

Vivere, quindi, alcuni giorni in Grecia, uno stato così afflitto da problemi economici e sociali, ci ha fatto toccare con mano una realtà spesso a noi estranea, in cui la gente ha bisogno più che mai di una speranza.

Tutto ciò ci è apparso ancora più evidente nel centro di Atene, una città  in cui ho respirato abbandono e rassegnazione nel viso di molte persone.

Prestando piccoli servizi, come aiutare in mensa o al vestiario nel centro Caritas di Atene, infatti, ho compreso veramente quanto, nel mondo, ci sia sempre più bisogno di aiuto e solidarietà tra uomini, quanto può essere importante anche un semplice sorriso o abbraccio.  Piccoli gesti che ognuno di noi può offrire a chi ci sta accanto per donare, a chi ne ha più bisogno, un barlume di speranza, andando oltre a pregiudizi e sporgendoci, una volta per tutte, da quella nostra piccola finestra, molto spesso serrata da effimere convinzioni che non ci permettono di aprirla e di scorgere il  bello e il buono che gli altri, seppur differenti da noi, ci possono offrire.

Soprattutto noi giovani, quindi, abbiamo  estremamente bisogno di esperienze così piene di valori che sappiano distoglierci dal caos di una morale spesso persa e offuscata da apparenze e pregiudizi, esperienze che sappiano trasformare in cose importanti ciò che si dà per scontato, che sappiano farci sperimentare e toccare con mano le difficoltà degli  altri, senza filtri e  senza schermi, insegnandoci che siamo tutti uguali, tutte persone,  prima di tutto, che da sempre sono capaci di amare ma che, forse, lo hanno dimenticato.

Dalla Gazzetta di Foligno

Rotolando verso Sud

sud3627_imgÈ in partenza dal 20 al 27 luglio l’esperienza di servizio e formazione che vedrà coinvolta la Caritas diocesana di Foligno nell’isola di Lampedusa, il gioiello delle Pelagie divenuto protagonista di tante cronache. Un’iniziativa questa, promossa da Caritas Italiana e dalla Caritas di Agrigento, che vuole essere uno strumento per operatori e volontari per guardare con maggiore profondità le storie che bussano alle nostre porte. Un’opportunità di arricchimento a 360 gradi perché le attività e la formazione che aspettano la nostra Caritas a Lampedusa non guarderanno esclusivamente al sostegno ai migranti ma punteranno ad un’osmosi di competenze con i volontari dell’isola e ad un servizio in favore di minori, anziani e disabili del posto.

L’esperienza, alla sua prima edizione, aprirà prossimamente i battenti anche per i volontari delle Caritas parrocchiali nonché per gli operatori sociali del nostro territorio che desiderino arricchire in questo senso la propria professionalità. Spunti importanti quelli che verranno offerti durante il servizio che verrà impreziosito anche da incontri e testimonianze, imprescindibile punto di partenza per una lettura equilibrata della realtà lampedusana. Per tutti basti citare i dati forniti da Caritas Agrigento secondo i quali il flusso dei sans papier che giunge in Italia via Lampedusa sarebbe piuttosto marginale (12%) mentre la maggioranza dei migranti irregolari (73%) giungerebbe nel Bel Paese con canonico visto turistico (via aerea!) per poi rimanere oltre i termini consentiti. Che questa esperienza “verso Sud” possa essere allora testimonianza per tutti facendoci rotolare fuori dai nostri preconcetti.

Ogni nome un uomo/ ed ogni uomo è solo quello che/ scoprirà inseguendo le distanze dentro sé/ […] Rotolando verso Sud.

Appunti di viaggio: sguardi sulla Grecia

Le voci dei giovani di Foligno che hanno partecipato al campo di volontariato in Grecia con la Caritas di Foligno dal 30 giugno all’8 luglio.

a cura di Eleonora Capuozzo

“Chi vuole muovere il mondo prima muova se stesso” (Socrate)

 articolo grecia_eleSono da poco tornata da un periodo di formazione in Grecia nel quale ho svolto del volontariato insieme ad altri “compagni di avventura”. Ho avuto la possibilità di confrontarmi nuovamente con un’altra realtà della quale ho appreso diversi aspetti (tradizioni, abitudini, problematiche…). Una volta arrivata a destinazione, la mia mente ed il mio cuore erano pronti per assimilare ciò che più mi colpiva come il Partenone, simbolo di eleganza artistica e della storia greca. Ogni mio passo per arrivare in cima, diventava come un’ombra che si aggiungeva alle orme di chi ha vissuto in un’epoca ormai trascorsa ma mai dimenticata. Tra le immagini che ho immortalato mi è rimasta impressa una scena notturna. Mentre camminavo sul lungomare per osservare il panorama, ho notato singole persone immerse nei loro pensieri. Era chiaro dagli atteggiamenti, dagli sguardi. Vedevo i loro profili, mani che stringevano una sigaretta, occhi smarriti nel profondo blu del mare. A questo attimo poetico, si aggiunge la considerazione che ho fatto in seguito all’esperienza che ho vissuto. Ho conosciuto delle ragazze affette da disturbo neuro-psichiatrico. Erano tutte sorridenti, la maggior parte molto socievoli. Creavano oggettistiche davvero graziose, come cornici in ceramica, gioielli fatti a mano, composizioni floreali. Ancora di più ho capito l’importanza dell’arte, universo che amo, che unisce chiunque ne senta far parte. Ritrovarmi insieme a loro è stato per me un momento di crescita. Per me il viaggio rappresenta un momento di confronto, di riflessione, di scoperta, di arricchimento. Ogni volta che “abbandono” la base per recarmi altrove, mi sento pronta per adattarmi e per cogliere le sfumature di una nuova terra, senza rinnegare il mio paese d’origine, anzi, quest’ultimo assume ancora più importanza sotto il profilo artistico/storico. Vorrei ringraziare coloro che mi hanno dato l’opportunità di compiere quest’ esperienza di vita, coloro che mi hanno trattato con cordialità, coloro che mi hanno fatto sorridere. Viaggiare. Per conoscere il resto del mondo, per conoscere se stessi. Un’unica parola immersa di significati.

a cura di Eleonora Ricci

CAM00902Quella del Campo di volontariato in Grecia presso la Fondazione Pammakaristos con la Caritas di Foligno è stata un’esperienza davvero bella sotto il profilo umano: dal dal 30 giugno all’8 luglio siamo stati in contatto con persone che ci hanno dato di loro una piccola parte attraverso un semplice sorriso, un abbraccio, un gesto. Può sembrare poco e superficiale e invece è la cosa più bella che ci possa essere, ovvero ricevere da chi è in difficoltà l’Amore e la forza di vivere. Sono azioni che fanno gioire il cuore. Personalmente mi sono trovata in un’altra dimensione in cui ha prevalso la solidarietà senza secondi scopi, una solidarietà pura e vera. Quest’avventura in Grecia mi è servita per farmi aprire il cuore. Vedere che tra le persone c’era quell’affetto così forte mi ha fatto tenerezza e mi ha aiutato a cogliere le difficoltà non come una debolezza ma come una forza.

Ringrazio la Caritas che mi ha dato l’opportunità di crescere conoscendo altre realtà.

Kenya Mambo

Teach-Orphans-in-Kenya-Africa-Chalkboard-Volunteer-School1In Kenya, chi ci si rivolge con un «mambo» non vuole di certo invitarci a ballare. Nell’Africa orientale c’è sempre un lungo convenevole di saluti prima di una conversazione e in kiswahili – una delle lingue più parlate nell’area – «mambo» è il primo di questi. Come dire «ciao a voi».

Entrare in questo mondo di saluti è senz’altro quanto attende la seconda fase del gemellaggio con il Kenya con l’avvio della prima spedizione medica presso il “Consolata Hospital” di Nyeri, l’ospedale missionario che afferisce all’omonima diocesi. Preludio di questo step, la partenza a metà luglio di una volontaria Caritas per monitorare i progetti per un primo periodo di sei mesi.

Come la Caritas di Foligno si sia imbarcata in questo safariviaggio» in kiswahili) lo racconta l’appello che tre anni or sono il Pontefice mosse per canalizzare l’attenzione sulle impellenti necessità dell’area. Foligno ha portato così in dote la sua amicizia al Kenya aprendo la possibilità ai medici del nostro territorio di potersi mettere a servizio nel corno d’Africa per alcune settimane l’anno. Hakuna matata, «nessun problema» per gli specialisti non disponibili per il periodo di settembre. Per chi desideri entrare in questo «mambo» è comunque già possibile comunicare disponibilità future scrivendo a operesegno@caritasdiocesanafoligno.it o chiamando lo 0742 357337.

Katinaki: cronistoria di un forno

katinakiKatinaki non è un forno come tutti gli altri: la sua, è una storia tutta da raccontare.

“Katinaki” in greco moderno, “piccola Caterina” in italiano, il forno dà udienza per la cottura solo ad oggetti veramente speciali. “Le nostre bambine” – ci spiega la struttura dove abita Katinaki – “non sanno distinguere la destra della sinistra. È una difficoltà che si può presentare con l’autismo. È così che Katinaki ha preso questo nome. Se io dicessi alle nostre bambine che vogliono infornare i loro lavoretti «Mettilo nel forno di destra», loro non saprebbero dove andare. Ma se io dico loro, «Vai da Katinaki», allora sì.” E Katinaki fa il suo dovere: cofanetti a farfalla, lampade, scrigni e salvadanai in ceramica vengono tutti rigorosamente cotti a puntino, pronti per essere venduti nel bazar domenicale.

Per andare a trovare Katinaki occorrono due ore d’aereo e un pezzo di strada. Per volare da lei (e soprattutto per prestare servizio presso la sua struttura che ospita 130 ragazze con problemi di autismo) un gruppo di giovani è partito il 30 giugno da Foligno alla volta di Nea Makri. Un campo solidale – sullo sfondo del gemellaggio in corso con le diocesi greche – che guarda alla creazione di programmi di mutuo aiuto Italia-Grecia. Solidarietà al quadrato perché questo campo ha il pregio di essere solidale anche con le finanze dei ragazzi partiti da Foligno, grazie al sostegno di Caritas Italiana. Un sostegno prezioso anche per la struttura “Pammakaristos”di Nea Makri che ha subìto in maniera particolarmente forte i contraccolpi della crisi. Un deficit di aiuto che la vendita degli oggetti sfornati da Katinaki riesce solo in parte a sanare.  Ma Katinaki continua a sfornare. Molto più, di un semplice forno.

Dalla Gazzetta di Foligno