Katinaki non è un forno come tutti gli altri: la sua, è una storia tutta da raccontare.
“Katinaki” in greco moderno, “piccola Caterina” in italiano, il forno dà udienza per la cottura solo ad oggetti veramente speciali. “Le nostre bambine” – ci spiega la struttura dove abita Katinaki – “non sanno distinguere la destra della sinistra. È una difficoltà che si può presentare con l’autismo. È così che Katinaki ha preso questo nome. Se io dicessi alle nostre bambine che vogliono infornare i loro lavoretti «Mettilo nel forno di destra», loro non saprebbero dove andare. Ma se io dico loro, «Vai da Katinaki», allora sì.” E Katinaki fa il suo dovere: cofanetti a farfalla, lampade, scrigni e salvadanai in ceramica vengono tutti rigorosamente cotti a puntino, pronti per essere venduti nel bazar domenicale.
Per andare a trovare Katinaki occorrono due ore d’aereo e un pezzo di strada. Per volare da lei (e soprattutto per prestare servizio presso la sua struttura che ospita 130 ragazze con problemi di autismo) un gruppo di giovani è partito il 30 giugno da Foligno alla volta di Nea Makri. Un campo solidale – sullo sfondo del gemellaggio in corso con le diocesi greche – che guarda alla creazione di programmi di mutuo aiuto Italia-Grecia. Solidarietà al quadrato perché questo campo ha il pregio di essere solidale anche con le finanze dei ragazzi partiti da Foligno, grazie al sostegno di Caritas Italiana. Un sostegno prezioso anche per la struttura “Pammakaristos”di Nea Makri che ha subìto in maniera particolarmente forte i contraccolpi della crisi. Un deficit di aiuto che la vendita degli oggetti sfornati da Katinaki riesce solo in parte a sanare. Ma Katinaki continua a sfornare. Molto più, di un semplice forno.
Dalla Gazzetta di Foligno