Foligno città per la vita: Il 29 novembre la Giornata internazionale contro la pena di morte

Attesa per la testimonianza di Suezann Bosler: “Così ho lottato per non far eseguire l’assassino di mio padre”

 

s.boslerAnche quest’anno Foligno celebra Cities for Life: “Città per la vita, città contro la pena di morte”, l’appuntamento mondiale che ricorda il compleanno della prima abolizione – occorsa il 30 novembre 1786 nel Granducato di Toscana – della pena capitale in uno stato sovrano.

Protagonista dell’edizione folignate del 29 novembre 2014, la testimonianza diretta di Suzanne Bosler – esponente dell’Associazione statunitense delle Famiglie delle Vittime per la Riconciliazione – che si è battuta per anni per far commutare la pena capitale all’assassino del padre, quest’ultimo ucciso davanti ai propri occhi quando era solo una bambina. Un racconto, lontano da moralismi e da impostazioni cattedratiche, in cui Suzanne promette di guidarci dalla rabbia alla lotta per la vita.

A condire la testimonianza di Suzanne, una nota etichetta di vini che ha ospitato nella propria bottiglia il bellissimo murale che il folignate Stefano Emili (in arte Come Achille) ha realizzato in via Istituto Denti (Foligno) per l’edizione 2012 della Giornata. Un omaggio – quello del murale – a Shujaa Graham,  ingiustamente condannato a morte e poi scarcerato dopo  13 anni. “ll vino biologico” – ha commentato Rita Cacchione (Casa dei Popoli) in occasione della conferenza stampa tenutasi mercoledì 26 dicembre – “è ancora più giusto della sua matrice” poiché, gentilmente offerto dalla cantina, verrà venduto al termine dell’appuntamento “in favore dell’associazione statunitense per le Famiglie delle vittime per la riconciliazione” che spesso fatica, in un paese dove vige ancora la pena capitale, “a portare avanti la propria attività” di sensibilizzazione.

Suonata solenne delle campane di San Feliciano e illuminazione di piazza don Minzoni chiuderanno la serata, “segno di vicinanza” – ha ricordato l’assessore folignate per Pace e Memoria Maura Franquillo – “e partecipazione della città tutta”. Uno spazio – quello di piazza don Minzioni – scelto proprio per la grande affluenza da parte dei giovani del territorio con un chiaro intento di sensibilizzazione verso le nuove generazioni.

La manifestazione, promossa a Foligno come in tutta Italia dalla Comunità di Sant’Egidio, vede anche quest’anno l’adesione di una rete di associazioni che vivono come missione quotidiana, lontana dai meri proclami, la lotta per la vita: Biblioteca Mandela, Caritas diocesana Foligno, Casa dei Popoli e Emergency Foligno con il patrocinio del Comune.
“La giornata di Foligno”– ha precisato la portavoce della Casa dei Popoli – verrà “dedicata a Reyhaneh Jabbari, iraniana condannata a morte per aver ferito con un colpo mortale l’uomo che aveva tentavo di stuprarla”, condanna eseguita proprio nello scorso ottobre. Un appuntamento – quello del 29 novembre che si terrà presso la Sala del Consiglio Comunale – tutto costruito sulla scia delle parole di Rayhaneh consegnate alla madre prima di morire e di cui verrà letto un estratto, per non dimenticare.

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C.to stampa Caritas 28/11/2014

Accolto dal leader kurdo in Olanda il Gonfalone di Foligno

Prosegue il cammino di Caritas e Comune con la città che duella con l’Isis

 

n_72677_1È giunto in Olanda il 15 novembre scorso il Gonfalone della città di Foligno che il Sindaco Mismetti ha consegnato, in una sua riproduzione, a Soran Ahmad (Segretario generale dell’Istituto Kurdo di Roma) il 7 novembre scorso. Un viaggio fino ad Amsterdam – quello del vessillo fulginio – per suffragare il messaggio di vicinanza già lanciato da Foligno con la serata kurda ospitata dalla Biblioteca “Mandela” venerdì 7 novembre. Destinatario del simbolo, Salih Muslim, nativo di Kobane e co-presidente del PYD (Partiya Yekîtiya Demokrat), il Partito kurdo a capo della regione autonoma del Rojava nella Siria del nord. Un atto simbolico ma al contempo di grande rilevanza politica visti i numerosi appelli lanciati dal leader kurdo per scrollare l’immobilismo di dosso dalla Comunità Internazionale. “La notizia di solidarietà” – ha glossato Soran Ahmad nel giostrare la consegna del Gonfalone –  “non può che essere caldamente accolta dai cittadini di Kobane che in buona parte hanno dovuto lasciare le loro case a seguito degli attacchi dell’Isis”. Un Gonfalone che dal canto proprio si fa piena metafora, pur se inanimato, di questo cammino solidale: dai rami di ulivo – chiaro simbolo di pace – che incorniciano lo scudo, ai nastri azzurri che richiamano le fusciacche ricamate dalle dame con i propri colori e che i cavalieri annodavano ai fianchi e custodivano come pegno d’amore durante il torneo.

Una promessa di vicinanza, dunque, con cui Foligno – con Caritas e Comune – cinge i fianchi di Kobane dei propri colori mentre Ayn al-arab – come la chiamano gli Arabi – non smette di duellare.

 

C.to stampa Caritas diocesana Foligno del 21/11/2014

Pane per Kobane

Serata kurda per il gemellaggio con la città che ha sfidato l’Isis

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Se a Londra e nel resto d’Europa le donne curde si affaccendano per impastare lo yufta (il pane tradizionale) per raccogliere fondi per Kobane, a Foligno una vera e propria cena ha calcato le scene venerdì 7 con i piatti della nostra cucina. Protagonista indiscusso – anche qui – il pane: non solo la base della nostra alimentazione ma “un cibo che unisce” perché kutsal, “sacro”, per tutte le culture, da quella nostrana fino a quella mediorientale.

Cornice della serata del 7 novembre, il lancio del gemellaggio tra Foligno e Kobane, partenariato che verrà ufficialmente siglato con un protocollo d’intesa e una visita dell’amministrazione della città-simbolo della lotta contro l’Is nel prossimo gennaio. A discutere di questi ed altri temi, Soran Ahmad (Segretario generale dell’Istituto internazionale di cultura kurda basato a Roma), Jasm Mustafa (esperto di cultura curda) e il prof. Giovanni la Guardia (docente all’Università “L’Orientale” di Napoli). “Kobane e la questione kurda”, questo il titolo della tavola perché parlare di Kobane non è solo parlare di Kobane, ma significa richiamare agli occhi dell’opinione pubblica la causa del popolo curdo. Una nazione senza stato, divisa in quattro con la matita all’indomani della Prima Guerra Mondiale in dispregio dei proclami dei punti wilsoniani. Una causa, dunque – hanno argomentato i relatori – in cui abbiamo la nostra parte di responsabilità.

Perché non si assista inermi all’assedio di Kobane – alla stregua di una Turchia che per scongiurare la fobia di un Pkk trasversale ha sigillato i confini inibendo il flusso di aiuti  – qualcosa si può. E non solo nei proclami, perché per un popolo derubricato nel dimenticatoio, sapere che Foligno sta adottando uno dei suoi centri, accende una speranza.

Primo passo possibile, oltre alle iniziative di raccolta fondi per i profughi che verranno imbastite nei prossimi mesi, l’inserimento di alcuni giovani di Kobane nel nuovo progetto della Caritas di Foligno (“L’Arca del Mediterraneo”) che guarderà alla formazione, al volontariato e all’accoglienza. Una sfida di respiro internazionale che oltre a portare pregio al “Centro del Mondo” porterà concretamente “il mondo” nel suo centro, ospitando studenti dal Kosovo, dalla Grecia e da altri paesi che insieme ai folignati potranno crescere e confrontarsi anche con l’apporto del Centro Studi e di numerose università partner. “Fare una rete per diffondere il valore dell’essere umano” – ha commentato l’assessore Maura Franquillo – è del resto lo scopo di questa amicizia che sta germogliando con Kobane e lo spirito che dovrebbe animare tutte le iniziative che si pongono in essere.

E a chi tutto questo sembra troppo esotico, si ricordi che il primo a parlare di Kurdistan fu l’italianissimo Marco Polo, mentre la bandiera curda – caso vuole – gioca curiosamente con i colori del vessillo italiano. Solo un sole – simbolo di vittoria e di rinascita nella cultura curda – campeggia al centro, in antitesi al nero funebre della bandiera dello Stato Islamico. Lungi dal trovare giustificazione solo nel drappo, “la causa di Kobane” – ha sottolineato con grande carica il prof. La Guardia – “ci riguarda”. Non fosse per il ruolo che giochiamo oggi con i nostri interessi bellici; non fosse per il ruolo che l’Occidente ha giocato ieri nell’apprendere agli stati sorti sulle ceneri dell’Impero Ottomano a discriminare per guardare ai propri interessi. Perché si sa, se è vero che “Finché c’è guerra c’è speranza”, le figure di sordiana memoria non si arrestano ai film ma sono proprio quelle che – come ha ricordato il professore – orchestrano progetti come l’Is. E a chi arriccia il naso sentenziando che Kobane potrebbe non sopravvivere all’avvio del gemellaggio, si sottolinea che è proprio mentre si scrive che giunge la notizia che il Califfo dello Stato Islamico sarebbe stato ferito da un raid americano.

La Speranza, dunque, non ci abbandoni.

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C.to Caritas diocesana Foligno del 10/11/2014

San Martino a cavallo per i poveri

images san martinoChi non conosce la storia di San Martino alzi la mano. Lo segnali perché quest’anno la storia del cavaliere che donò metà del suo mantello per scaldare un povero viandante si ripete anche a Foligno e fuori dalle metafore. Non solo un’occasione per festeggiare – in ossequio alla tradizione – con lanterne e caldarroste, ma un incontro per (ri)mettere al centro la Carità – vero cuore della festa –  e che vedrà bisognosi e non condividere insieme il pasto presso uno dei luoghi di accoglienza del territorio folignate, la Casa del Germoglio Meraviglioso, centro voluto dalle otto Caritas umbre.

Il programma – aperto a quanti vorranno partecipare – prevede dopo la Messa delle 17, l’arrivo di San Martino a cavallo che senza dividere il proprio mantello omaggerà i bisognosi presenti con un piccolo dono. Un simbolo non solo per ricordare il noto gesto martiniano, ma anche per festeggiare quello che Madre Teresa di Calcutta chiamava “l’onore che i poveri ci concedono di poterli servire”. Un’attenzione, questa, propria non solo della Cristianità ma che appartiene all’essere umano in sé, specie se si rammenta che all’atto della divisione del mantello Martino di Tours era immerso nella sua mansione giornaliera – quella di circitor ovvero di guardiano notturno – ed era lontano dalla Chiesa. Ed il fatto che sia proprio un folignate qualunque a farsi cavaliere e a vestire per la Caritas panni e mantello di San Martino, carica senz’altro di significato il momento di festa previsto per il prossimo 11 novembre. Perché San Martino, in qualsiasi momento, può essere ognuno di noi.

C.to stampa n.2 – 8/11/2014

Foligno-Kobane: al via il gemellaggio tra le due città

Serata kurda presso la Biblioteca “Mandela” per celebrare l’amicizia

 

1620686_10152419875886795_7738770500807102148_nSi terrà venerdì 7 novembre il prossimo appuntamento tra i libri firmato dalla Biblioteca multiculturale “Mandela” che vedrà protagonista il Kurdistan. Non solo un’occasione per approfondire una terra tristemente onnipresente nelle prime pagine dei giornali ma anche l’inizio di un nuovo percorso che vede il Comune di Foligno stringere un’importante amicizia con la città kurda di Kobane. Un’adozione simbolica che vuole “il centro del mondo” primo centro d’Italia a compiere un simile passo verso una città kurda sotto assedio. Un appello che Foligno, città bombardata in passato, non ha potuto non raccogliere. Il gemellaggio, promosso dall’Istituto Internazionale di Cultura Kurda e dalla Caritas diocesana di Foligno, ha infatti incontrato sin da subito gli entusiasmi del Sindaco e della Diocesi che stanno costruendo insieme il cammino di quest’amicizia con l’intento di coinvolgere anche associazioni e università.

La serata kurda del 7 – con gli interventi di Soran Ahmad (Segretario Generale dell’Istituto kurdo), Jasm Tofiq (esperto della questione kurda) e Giovanni La Guardia (Università Orientale di Napoli) – verterà sull’approfondimento della cultura, della politica e dell’attualità, preceduta da un incontro con il Comune presso la Sala consiliare e seguita da un aperitivo di beneficenza per le famiglie di Kobane con degustazioni italo-kurde sempre presso la Biblioteca “Mandela”, sita in piazza San Giacomo, 11 – Foligno.

C.to del 22/10/2014

“Tutto il Mondo a Belfiore” fa sold-out

Promosso dalle presenze il primo festival multietnico del folignate

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Grande successo di presenze per “Tutto il Mondo a Belfiore”, il primo giro del mondo in un solo giorno che ha sbeffeggiato con grande eleganza gli ottanta del noto romanzo di Jules Verne. Forse non c’era davvero tutto il mondo domenica 19, ma quello che è certo è che una buona fetta del folignate non si è persa l’appuntamento. Dalle ore 15 fino a notte inoltrata, paesi dai cinque continenti hanno popolato il centro di storico di Belfiore con cibi e ritmi che non hanno tradito le attese, complice la bella giornata. Cartelli stradali ad indicare la rotta, senza però l’indicazione dei chilometri perché il mondo era lì a due passi, nelle piazzette più caratteristiche e nei vicoli completamente rimessi a nuovo secondo antico splendore. A scandire il tempo, i ritmi travolgenti proposti da Cuba, dal Gambia, dal Camerun e dalla Macedonia con musica live e note no-stop. Oltre 2000 i coupon-degustazione staccati dal Festival per i visitatori che hanno sognato tra i profumi e i sapori de l’Aqua de Jamaica, del Kadaif e della Poletna Salata per una varietà di 34 tra pietanze e bevande provenienti da ogni dove. Un viaggio tra stoffe, strumenti popolari, ricami e tradizioni per un festival dei colori, improvvisando danze tra una pausa tè in Marocco e per scoprire che le “corna di gazzella” sono in realtà un gustosissimo piatto con pasta di mandorle e fiori d’arancio. Un tuffo nella storia tra tante curiosità a cui il visitatore è stato introdotto da ciceroni d’eccezione, quelli dell’associazione Protemus. E non potevano certo mancare  racconti e favole in tutte le lingue, pronte per essere raccontate in un camper adibito a Biblioteca o per essere portate a casa prima della buona notte. Spazio anche per i provetti disegnatori che pure hanno detto la loro sul mondo a colpi di pennarelli e i cui disegni saranno visibili online.

Protagoniste indiscusse del Festival, insieme ai Befioresi, le comunità etniche del nostro territorio che si sono messe in gioco per regalare ai visitatori-concittadini un po’ del proprio folklore. Culmine della giornata, l’omaggio all’Italia, che nel cuore del paese ha voluto un concerto-tributo a De André magistralmente eseguito dalla Filarmonica di Belfiore, per scoprire che tanti dei successi del cantautore genovese sono in realtà rivisitazioni di canzoni straniere, da Avventura a Durango a Valzer per un Amore. Un unicum quello di Belfiore – visto che medesimi sono gli scopi che li muovono – con la Marcia della Pace Perugia-Assisi tenutasi nella stessa giornata di domenica. Molti infatti i marciatori che dopo aver camminato fino ad Assisi hanno confessato di aver proseguito verso “Tutto il Mondo” a Belfiore così come molti i Belfioresi che hanno fatto prima tappa alla Marcia.

Grande entusiasmo tra tutti i partecipanti: tra gli stranieri che hanno cercato a Belfiore un pezzo del proprio paese e tra gli italiani che hanno scoperto lo stare insieme con sapori (e sapore) nuovo mentre i Belfioresi insieme a Casa dei Popoli, Protemus e Caritas già pensano alla prossima edizione. Save the date.

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Dolce vestire

raccolta_indumenti_betaniaNuove modalità di funzionamento per il servizio vestiario, inglobato dalla scorsa settimana nel sistema dell’Emporio della Solidarietà. Una tessera a stagione – questa la novità – per vestire tutta la famiglia. Niente monete per poter prendere i capi, proprio come per i prodotti dell’Emporio, ma un sistema virtuale di punti che consente alle famiglie meno abbienti di poter serenamente vestire grandi e piccini. E gratis. Uno strumento, in linea con la struttura dell’Emporio, che prende le distanze dalla logica del pacco per rendere chi ha bisogno parte attiva dell’aiuto ed educare alla gestione dell’economia famigliare.

Per richiedere la tessera è necessario recarsi per un appuntamento presso il Centro di Ascolto in piazza San Giacomo 11 osservando i nuovi orari: tutte le mattine escluso il sabato dalle 9 alle 11

Dalla “Voce della Caritas” – Gazzetta di Foligno del 19/10/2014

Nella nuova Fattoria

10469361_10204927526777217_6330476459138589350_nProprio come in quella di zio Tobia, i primi animali ad approdare nella nuova Fattoria didattica e solidale della Caritas sono state le capre e gli asinelli. Non s’offenda però zio Tobia se in questa, oltre a congetturare sul numero degli animali, si può  fare molto di più.

Per scoprirlo, siamo tutti invitati a presenziare alla giornata di giovedì 16 ottobre – Giornata Mondiale dell’Alimentazione, indetta dall’Onu 35 anni or sono e celebrata ogni anno dalla Caritas per sensibilizzare la città. Nella mattinata, spazio tutto dedicato alle scuole e alle cooperative sociali con un tour guidato tra ortaggi e bestiame e con la possibilità di passeggiate in collaborazione con l’Ente Giostra. Una merenda-incontro equa e solidale a cura di Monimbò e un saluto agli anziani dell’adiacente Opera Pia concluderanno invece la mattinata. La giornata proseguirà con la Messa in Fattoria con il nostro vescovo  alle ore 16, con una raccolta alimentare straordinaria e con una cena di solidarietà presso la Casa della Carità  alle ore 20.

Tantissime le novità contemplate dal progetto, tra cui l’avvio nei prossimi mesi di percorsi di pet therapy per bambini, anziani e diversamente abili, sebbene il frutto più grande rimanga l’aspetto – condiviso con gli Orti Solidali – dell’assegnazione di borse-lavoro per padri di famiglia in difficoltà.

Come al solito, seguono le istruzioni per l’uso. Per prenotarsi per la cena, il cui ricavato andrà in favore delle famiglie finite nella rete del gioco d’azzardo nell’ambito dell’iniziativa “SlotMob” scrivere a progetti@caritasdiocesanafoligno.it o recarsi presso la casa della Carità. Per le classi e le cooperative desiderose di prenotarsi, il riferimento è lo 0742 357337. Per chi invece desideri davvero contare gli animali della nuova fattoria nulla osta: l’appuntamento è in via Sportella Marini il 16 ottobre nei terreni adiacenti l’Opera Pia Bartolomei-Castori. Zio Tobia consenta.

Dalla “Voce della Caritas” – Gazzetta di Foligno del 12/10/2014

Fattoria Solidale: pronti, via!

Messa in Fattoria e cena di beneficenza per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione

 

10698657_964965766863512_2003089475546803484_nÈ attesa per giovedì 16 ottobre l’apertura della Fattoria Didattica e Solidale di via Sportella Marini: un nuovo spazio (o meglio, uno spazio rinnovato) promosso dalla Caritas diocesana e pensato per tutta la città.

Corollario del progetto “Orti Solidali” in piedi già da qualche anno, anche la Fattoria Caritas guarda ai bisogni del territorio, declinando la Carità in maniera tutta originale e seguendo la stessa ratio che già anima gli Orti.

Cornice dell’open day (la Fattoria sarà infatti operativa con i suoi progetti nelle settimane a venire) la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, voluta dall’Onu il 16 ottobre di ogni anno e che puntualmente la Caritas ricorda per sensibilizzare la città.

La giornata del 16 si aprirà alle 10 con un percorso tutto pensato per i bambini e i ragazzi delle cooperative sociali: visita agli orti e in fattoria, tappa al bibliobus multilingue della Biblioteca “Mandela” ed una merenda-incontro equa e solidale offerta in collaborazione con Monimbò. Un saluto agli anziani dell’adiacente Casa di riposo Opera Pia Bartolomei-Castori concluderà la mattinata.

Nel pomeriggio, appuntamento alle ore 15 per un secondo turno di visite e alle ore 16 per la S. Messa, celebrata dal Vescovo mons. Gualtiero Sigismondi. Seguirà alle ore 20.00 una Cena di Solidarietà presso la Casa della Carità in piazza San Giacomo nell’ambito dell’evento cittadino “SlotMob”. Il momento conviviale, preparato anche con i prodotti degli Orti, prevede l’acquisto di un biglietto il cui ricavato verrà devoluto in favore di una delle famiglie vittime della rete del gioco d’azzardo.

Moltissime le novità che verranno annunciate nel corso della giornata del 16 e che prenderanno piede dai prossimi mesi. Prima fra tutte, la possibilità di percorsi di pet therapy che guardano in maniera particolare ai bambini, ai diversamente abili e agli anziani: un servizio non solo per le scuole ma anche per tutte le cooperative che operano nel settore nel nostro territorio.

L’area, che verrà allestita a parco, offrirà poi la possibilità di passeggiate con gli inquilini della fattoria (tra questi gli asini e le caprette) oltre ai pony che di concerto con l’Ente Giostra popoleranno la Fattoria già dal 16.

La Fattoria assolve poi un compito più caritativo stricto sensu: i prodotti degli animali che via via arriveranno verranno infatti utilizzati – come già accade per le primizie agricole – per la preparazione dei pasti della Mensa Caritas oltre ad essere “venduti” – per così dire – all’Emporio Solidale. Beninteso, incombenza degli animali sarà anche quella di concorrere ai lavori di manutenzione degli orti solidali di cui brucheranno l’erba in esubero. L’aspetto più meritevole di attenzione riguardo la Fattoria, un tutt’uno con gli Orti, riguarda però senz’altro l’aspetto umano, vale a dire la possibilità per padri di famiglia del folignate in difficoltà economica di potersi auto sostenere. Un percorso non solo di aiuto finanziario ma di crescita umana per tutte le persone che sono state inserite nel progetto.

Ultime note della giornata: per prenotarsi per la cena di solidarietà è necessario recarsi presso la Biblioteca “Mandela” (9.30-12 e 15.30-19) oppure presso la Caritas diocesana tutte le mattine.

La Giornata ospiterà da ultimo una raccolta alimentare straordinaria in sostegno all’Emporio della Solidarietà.

 

C.to stampa

“NAZARAT”: alla Scuola dei Cristiani in Medio Oriente

Ospite della Biblioteca “Mandela” il giornalista Rodolfo Casadei 

A cura di Valentina Chiocchi

1425578_10204897171778361_8034407297162933448_n“Nazarat”: così si è intitolato l’incontro di sabato 27 settembre tenutosi presso la Biblioteca Multiculturale “Mandela” della Caritas di Foligno, in linea con il programma degli Aperibook organizzati dalla stessa Caritas per approfondire i temi di attualità. Ad intervenire, il dott. Rodolfo Casadei, giornalista professionista ed inviato estero del settimanale milanese “Tempi”.

Il titolo dell’incontro si richiama anzitutto all’utilizzo che della parola “Nazarat” viene fatto in Iraq. La lettera“N” – iniziale di “Nazarat”- (in arabo ن) è stata infatti utilizzata dallo Stato Islamico (ISIS o ISIL ma che ora preferisce farsi chiamare più semplicemente IS) per marchiare le case dei cristiani nella città di Mosul e renderli oggetto di azioni persecutorie.

“Il modo migliore per raccontare è narrare”: così ha esordito il Vescovo della diocesi di Foligno mons. Gualtiero Sigismondi nel salutare l’assemblea. Anche Casadei, nelle battute iniziali, ha voluto ricordare l’importanza di comunicare: “Il compito del giornalista – ha affermato – è comunicare un arricchimento a chi legge”. L’arricchimento che Casadei vuole comunicare è quello che ha visto con i propri occhi, quello che racconta anche nel suo ultimo libro “Tribolati ma non schiacciati” (2012): l’incontro con “persone che testimoniano una fede di cui oggi non siamo più capaci”. “I Cristiani del Medio Oriente” – ha puntualizzato – “non sono super-santi. Hanno tutte le fragilità dell’umano, litigano come gli altri, ma fanno esperienza di una grande Forza”.

È proprio per questo che il giornalista ha deciso di mettersi alla loro scuola perché “non è necessario vincere tutte le proprie fragilità ma occorre vivere invece per qualcosa di più grande.”

L’interesse di Casadei per il Medio Oriente e le minoranze perseguitate non è tuttavia improvvisato né dovuto ai più recenti fatti di cronaca ma risale indietro di almeno otto anni. L’interesse risale almeno al dicembre del 2006 quando intervistò Hrant Dink (scrittore di origine armena e direttore del giornale bilingue turco-armeno Agos) che aveva più volte e con coraggio scritto articoli sui diritti delle minoranze. In diverse occasioni era stato minacciato di morte ma lo Stato turco non si era mai preoccupato di proteggerlo, facile preda di un gruppo di giovani nazionalisti turchi che lo hanno ucciso appena un mese dopo l’intervista con Casadei (vedi intervista: http://www.tempi.it/negazionisti-comando#.VCwD8_l_u-F).

Ad Arbil – ci racconta – in un cantiere di un supermercato in costruzione si trovano 800 persone con i loro pochissimi oggetti personali, che soffrono il caldo afoso iracheno che può arrivare anche ai 40 gradi. Nella cattedrale della stessa città convivono 3000 sfollati, arrivati luglio. Il fatto inconsueto – ha raccontato l’inviato – è che i bambini che normalmente si prestano con gioia agli obiettivi dei reporter, si sono negati alla macchina fotografica: simbolo questo del grande impatto psicologico che le persecuzioni hanno avuto sugli sfollati.

Un aut aut da parte delle milizie islamiche quello che i cristiani hanno vissuto e che ci racconta Casadei: se i cristiani volevano rimanere a Mosul non avevano altra scelta che convertirsi o pagare la cosiddetta “tassa di sottomissione”(jizia). Nella notte tra il 6 e il 7 agosto mezzo milione di cittadini è stato costretto a scappare, andandosi a rifugiare nel Kurdistan iracheno (Arbil). Chi invece è rimasto a Mosul, città del nord dell’Iraq, è stato depredato o preso come bottino di guerra, soprattutto le donne – racconta Casadei – sono state messe in vendita al mercato. Sempre a Mosul è stata distrutta l’antica tomba del profeta Giona, profeta venerato da musulmani e cristiani.

Anche gli Yazidi, oltre ai Cristiani, come viene più volte ricordati, sono stati fatti oggetto di persecuzioni, considerati dai miliziani dell’IS – perché professanti una religione dualista – “adoratori del diavolo”.

La foto-simbolo dell’incontro con Casadei – come ha commentato anche il direttore della Caritas Mauro Masciotti nel corso del suo intervento – è certamente quella, scattata dal giornalista – di un’operatrice ONU musulmana nell’intento di prestare servizio ai cristiani e yazidi sfollati. “La foto” – ha ricordato Masciotti –  “testimonia che non si tratta di una lotta tra musulmani e cristiani quanto di una lotta tra bene e male”.

Certamente il dato che ci chiama maggiormente in causa – ha sottolineato Casadei in chiusura – riguarda l’ondata di giovani arabi e immigrati di seconda e terza generazione provenienti da paesi Occidentali che serve la causa dell’IS. Giovani di cui non siamo stati in grado di capire la rabbia e che non abbiamo fatto sentire come parte di una comunità. “Un compito” – ha commentato Masciotti – “che compete invece al nostro doposcuola Caritas e alla nostra città”.