Solidarietà in campo: al via il Torneo di calcetto 2014

1557465_711402162276612_1644349415433917708_nSe Madiba seppe cementare una nazione attraverso il gioco di squadra – quello del rugby – certamente qualcosa può anche il mondo del calcetto. Niente a che vedere con i mondiali di Rugby del ’95 con cui gli Springboks consacrarono il Sudafrica alla storia, ma il torneo in questione – giunto oramai alla sua ottava edizione – si annuncia come un evento atteso e non solo dagli amanti del calcio. Tradizionalmente promosso dall’Associazione folignate Na ‘Guara, quest’anno la sfida si arricchisce della collaborazione dell’ong romana Comi (Cooperazione per il mondo in via di sviluppo) rieditandosi da “Torneo Na’Guara” a “Torneo della Solidarietà”.

Duplice la finalità che il torneo intende perseguire: da un lato il finanziamento delle attività delle due associazioni (che operano tanto nel territorio quanto nel Sud del mondo), dall’altro – questo l’aspetto più innovativo – la volontà di creare un’occasione di incontro tra le persone della nostra realtà per veicolare l’idea che a dare sapore al mondo in cui viviamo sono le nostre relazioni, gli incontri-scontri che viviamo con gli altri e di cui il gioco del calcio è metafora per antonomasia. Dodici le squadre che si affronteranno, dal 15 settembre a domenica 5 ottobre e che si contenderanno il trofeo della Solidarietà. Tre i gironi del torneo: Etre, Nuvole Nere, Sticrazzi e Peter Pan per il Girone A; Ultima Spiaggia, Umbra Cuscinetti, Vernipol e Grotte Rosse per il Girone B; UP San Paulo, Erredi Maceratola, Mediterraneo Team e Nuvole Grigie per il Girone C. Una solidarietà al quadrato se si considera che una delle squadre in gara, il “Mediterraneo Team” è interamente composta da un gruppo di richiedenti asilo ospite della Caritas diocesana e che ha scelto di mettersi in gioco per i poveri più poveri. Certamente già una grande vittoria per il torneo.

L’appuntamento con la prima partita è allora lunedì 15 alle 21 presso gli impianti sportivi di Bevagna. E fate festa a’ giocatori vostri!/ Tutte accorrete, o genti de’ Gironi,/ tutte accorrete a gioir di Vittoria, anco se arride altrui,/ ché la concordia e l’amor de la Cittade tutta son pur Vittoria e bella e grande!

Zacinto mia

Esperienza di servizio nell’isola di Zante

 

a cura di Chiara Cipolloni

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“Zacinto mia, che te specchi nell’onde del greco mar…” inizia così il mio viaggio di servizio a Zante, isola greca che diede i natali al poeta Ugo Foscolo. Da qualche anno la Caritas Italiana ha accolto la richiesta d’aiuto della Grecia, la quale sta affrontando una grave crisi economica e sociale. Per questo alcune Caritas diocesane italiane, come appunto la Caritas folignate, hanno aderito ad un progetto di gemellaggio di auto-mutuo aiuto. È nell’ambito di questo progetto che dal 30 luglio al 9 agosto sono stata chiamata a partire per ricoprire il ruolo di animatrice in un campo estivo per ragazzi dai 13 ai 16 anni nella città di Zakynthos . “Il tuo riferimento per tutto sarà Padre Andreas, l’unico che parlerà Italiano” forse era questa la mia paura più grande, riuscire a comunicare con i ragazzi, farli divertire, spiegargli le cose da fare non sapendo nemmeno una parola di greco, sì c’era sempre l’inglese ma non era la stessa cosa. Le paure sono svanite già dal primo sguardo. Ho ricevuto un’accoglienza straordinaria da tutto il gruppo di ragazzi provenienti dalle Diocesi di Atene e Patrasso, da Padre Andreas, un giovincello di 70 anni, l’ideatore di questo campo e forza motivante di tantissime iniziative diocesane e di gemellaggio, da Cecilia, la mamma di due ragazzi del gruppo che si è occupata insieme a me dell’animazione e da Antonietta e Tony, marito e moglie, i cuochi del campo. La nostra base era una casa vacanze che da 7 anni non veniva più usata. Le condizioni della struttura non erano buonissime ma c’era tutto l’indispensabile. Le nostre giornate erano programmate quasi tutte allo stesso modo: si alternavano momenti di catechesi e di servizio a momenti di svago come attività sportive, giochi d’animazione e visite alle spiagge locali, quindi molto simile, per chi l’ha vissuto, ad un campo estivo organizzato dalle nostre parrocchie. La differenza sostanziale è che in Grecia non si è ancora sviluppato quello spirito di servizio che avrebbe portato una ragazza greca a prendere il mio posto. I giovani in Grecia non sono abituati al volontariato e all’animazione pastorale giovanile, sono soltanto all’inizio, perciò hanno bisogno di esempi che possano aiutarli nella formazione, rispondendo così ai bisogni sociali e di aggregazione dei ragazzi ed anche, soprattutto delle loro famiglie. Questo potrebbe attenuare molti dei problemi che la crisi ha portato nel paese e facilitare la creazione di una rete di persone fondata sulla carità, sull’aiuto reciproco e sulla condivisione cristiana. Sono grata alla Caritas di Foligno per avermi permesso di vivere quest’esperienza di grande umanità. I legami fraterni nati a Zakynthos resteranno per sempre impressi nel mio cuore.

Dalla Gazzetta di Foligno

Ero disoccupato e mi avete aiutato

Nuovi aiuti per il Fondo di Solidarietà

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Avevo fame, e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero nudo e mi avete vestito (Mt 25, 35). Oggi si potrebbe aggiungere: Ero disoccupato e mi avete aiutato; non riuscivo più a pagare il mutuo o l’affitto di casa e mi avete soccorso.” Queste le incisive parole del card. Bassetti, presidente della Ceu, in occasione della conferenza stampa tenutasi a Perugia lo scorso 5 settembre per annunciare il nuovo contributo che le Casse di Risparmio dell’Umbria stanno per elargire al Fondo di Solidarietà delle Chiese Umbre. Uno stanziamento importante, in questa fase congiunturale, per le famiglie in difficoltà della nostra regione.

“Farsi carico del disagio sociale” – ha proseguito Bassetti – “è sempre stata una costante per la Chiesa” perché mentre i problemi societari sono camaleontici, “l’uomo, con i suoi problemi spirituali e materiali resta sempre al centro” dell’attenzione cristiana. Testimone di questo interesse imperituro è proprio il curriculum del Fondo di Solidarietà che dalla sua nascita nel 2009 non ha cessato di curarsi di quelle famiglie umbre – 2.191 sino ad ora – colpite dalla crisi e dalla perdita del lavoro. Cinque le raccolte che si sono susseguite, l’ultima lanciata l’aprile scorso e a seguito della quale la Consulta delle Casse di Risparmio dell’Umbria ha deciso di stanziare un nuovo contributo. Un aiuto che del resto non ha mai fatto mancare nell’arco di questo quinquennio anche attraverso la generosità della Cassa di Risparmio di Foligno.

Sotto il cappello di questa V raccolta anche la Caritas diocesana ha lanciato una nuova colletta, indetta presso le parrocchie in occasione della solennità del Corpus Domini del 22 giugno. “Le parrocchie che ancora non hanno contribuito” – ha puntualizzato il direttore della Caritas diocesana Mauro Masciotti – “sono comunque ancora in tempo per partecipare e sostenere il Fondo il cui scopo, insieme all’Emporio della Solidarietà, è quello di restituire centralità alla famiglia”. Ero disoccupato e mi avete soccorso sia il nostro fiat.

Dalla Gazzetta di Foligno

Le Casse di Risparmio dell’Umbria per il Fondo di Solidarietà

Il 5 settembre la conferenza stampa per il lancio della V Raccolta per chi ha perso il lavoro in Umbria

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Fate che chiunque venga a voi se ne vada sentendosi meglio e più felice. Così soleva ripetere Madre Teresa, la missionaria albanese che sposò una vita povera al servizio dei più poveri tra i poveri e di cui proprio oggi ricorrono 17 anni dalla morte. Forse non è un caso che sia stato scelto proprio il 5 settembre per presentare la V Raccolta del “Fondo di Solidarietà” delle Chiese Umbre, strumento privilegiato delle 8 diocesi del Cuore verde d’Italia per sostenere le famiglie più povere colpite dalla crisi. Proprio nella mattinata di oggi, presso la sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, verrà infatti annunciato un nuovo sostanzioso contributo della Consulta delle Fondazioni Casse di Risparmio al Fondo di Solidarietà. Ad intervenire, oltre al Cardinale arcivescovo presidente della Ceu Gualtiero Bassetti, i presidenti delle Fondazioni Casse di Risparmio di Perugia, di Terni e Narni, Città di Castello, Foligno, Orvieto, Spoleto. Un sodalizio imprescindibile per il Fondo considerando che il contributo erogato dalla Consulta delle Fondazioni è stato fino ad ora pari a circa il 40% dell’intera somma raccolta, somma che al 27 agosto 2014 ammonta a € 3.005.931,83, per un totale di 2.191 famiglie sostenute anche grazie alla generosità dei cittadini umbri, parrocchie ed istituti.

Un fondo questo– vale la pena sottolinearlo – pienamente solidale con le famiglie che hanno perso il lavoro se si considera che le spese di gestione, dalla sua costituzione ad oggi, ammontano a soli 492,92 euro (imputabili alle spese di bollo di conto corrente bancario) e se nel computo teniamo da conto l’aspetto pedagogico-educativo per cui si assicura un turnover nel momento in cui le famiglie già aiutate trovano nuovamente lavoro.

Alcune settimane fa due giovani sono venuti da noi e mi hanno dato un sacco di denaro per sfamare la mia gente. Ho detto loro: « Dove avete preso tutto quel denaro?». Mi hanno risposto: « Due giorni fa ci siamo sposati. Prima del matrimonio abbiamo preso una decisione: non ci compreremo abiti per lo sposali­zio, non faremo la festa di nozze, daremo a voi tutto il denaro ». So quanto significhi tutto questo per una fa­miglia Indu e quale grande sacrificio avevano fatto. Allora ho chiesto loro: « Ma perché l’avete fatto? ». Mi hanno risposto: « Ci amiamo talmente tanto vicen­devolmente, che abbiamo voluto condividere la gioia dell’amore con le persone che voi servite e così abbia­mo sperimentato la gioia di amare ». E dove comincia questo amore?… in famiglia. E come comincia?… con­dividendo sino a provare dolore, amando sino alla sof­ferenza. (Madre Teresa di Calcutta)

Alle Porte d’Europa

Valentina Chiocchi

10425535_10203218292152160_655538864_nEro partita con l’idea che la settimana a Lampedusa l’avrei trascorsa aiutando molte persone provenienti da tanti paesi diversi. A pensarci bene ero anche impaurita all’idea perché non sapevo se e per quanto ne sarei stata capace. I racconti alla televisione non mi davano certo conforto e fino a che non mi sono trovata sull’isola non mi sentivo tranquilla, o almeno non del tutto. Quello che credevo è crollato in poche ore, come un castello di carte: niente di tutto quello che avevo sentito su Lampedusa e soprattutto sui migranti presenti è risultato veritiero durante la mia permanenza.

Il 3 ottobre 2013 il mare è stato testimone di una grande tragedia dove 366 persone hanno perso la vita. In quell’occasione gli isolani si sono adoperati il più possibile per aiutare chi era rimasto in vita o per salvare chi si trovava in pericolo. Anche grazie all’intervento della Guardia Costiera sono state portate in salvo 155 persone. Numeri che non si devono dimenticare, perché è giusto fare il conto di chi non c’è più, ma si deve anche dire grazie a chi lotta ogni giorno per salvare vite.

Dopo il 3 ottobre, il nostro Paese ha attivato un’operazione militare e umanitaria, Mare Nostrum, allo scopo di salvaguardare la vita di chi si trova sui barconi per trasferirli nei centri disponibili (diversi da quello di Lampedusa oramai chiuso) e assicurare alla giustizia i trafficanti che lucrano sulla disperazione dei migranti fuggiti da guerre, carestie e persecuzioni. Lampedusa, terra di transito sin dalle origini della sua storia, è infatti oggi luogo di approdo per chi viene da un continente geograficamente così vicino ma culturalmente ancora lontano.

Un episodio significativo è stato quando 11.000 Tunisini sono sbarcati a seguito del crollo della dittatura di Ben Ali e in quell’occasione gli isolani hanno aperto le loro case per ospitare quelli che chiamavano fratelli offrendo loro un pasto caldo, vestiti, o semplicemente delle coperte. Le parole commosse di un’anziana del posto sono state testimonianza del compito “che le è stato dato dal Signore”: donare anche “quel poco che ha con il cuore”. Dalle sue parole sono emerse le criticità di questa realtà: gli isolani sono alla ricerca della loro identità; il più delle volte si sentono usati e abbandonati e vorrebbero tornare ad essere i primi ad accogliere le persone appena arrivate. Un’isola problematica che deve essere aiutata, che lotta ogni giorno per l’approvvigionamento di energia elettrica, gas e acqua potabile.

L’immigrazione non può però essere più vista come un’emergenza da tamponare ma come un fenomeno senza tempo che ha bisogno di essere strutturato. Da febbraio di quest’anno, dietro gli auspici di Papa Francesco, si è stabilito allora sull’isola il “Centro operativo Caritas-migrantes” attraverso il quale è possibile vivere esperienze di formazione e volontariato come quella che la Caritas di Foligno ha vissuto dal 20 al 27 luglio scorsi con due operatori e due volontari. Obiettivo, essere punto di riferimento continuo per la popolazione e per le associazioni che collaborano per i migranti e per aiutare a contrastare le povertà presenti sull’isola.

Papa Francesco, che scelse proprio Lampedusa per il suo primo viaggio apostolico,  quell’occasione usò delle parole forti ma utili a risvegliare le coscienze per una responsabilità collettiva: non dobbiamo più cadere nella “globalizzazione dell’indifferenza”.

Dalla Gazzetta di Foligno

“Adotta uno zaino”: al via la campagna Caritas

34Se ai tempi di Pinocchio i libri scolastici valevano il prezzo di un biglietto per il Gran Teatro dei Burattini, al giorno d’oggi la marionetta di Collodi avrebbe di certo guadagnato una gran fortuna dalla vendita dei testi per la scuola.

Priorità improcrastinabile nel bilancio famigliare del mese di settembre, è sempre crescente il numero di famiglie italiane e straniere che non riesce a fare fronte a questo capitolo di spesa. Costi proibitivi, in dispregio dei limiti fissati dal Miur non onorati da tutti gli istituti, si preannunciano in particolare per i nuclei più numerosi che non sanno come garantire a pieno titolo il diritto allo studio ai propri bambini. Del resto le cifre della Federconsumatori parlano chiaro: la spesa pro studente in Umbria supererebbe i 500 euro, cifra calmierata solo in parte dal mercato dell’usato. Ecco allora nascere il progetto della Caritas diocesana “Adotta uno zaino e il suo bambino” che consentirà ai bambini del territorio di poter riempire serenamente la cartella per la scuola senza far vacillare ulteriormente l’economia famigliare. Un appello, dunque, alla comunità tutta affinché si faccia partecipe delle difficoltà dei propri vicini di casa. Perché si sa che “per far crescere un bambino” – ci istruisce un noto proverbio africano – “ci vuole un villaggio intero”.

Affinché questo villaggio si mobiliti e per dare maggiore respiro all’iniziativa è possibile anzitutto seguire l’hashtag #adotta1zaino ma poiché la solidarietà non può essere solo quella in salsa social è necessario attivarsi fuori dallo schermo. Chiunque volesse adottare uno zaino può allora recarsi entro la fine di settembre presso la Caritas diocesana (tutte le mattine dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13) oppure scrivere ad amministrazione@caritasdiocesanafoligno.it scegliendo di versare, nell’anonimato, una quota per un bambino e per la sua cartella.

Mentre tu hai una cosa – scriveva James Joyce – questa può esserti tolta. Ma quando tu la dai, ecco, l’hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre. 

Dalla Gazzetta di Foligno

“Gli Scaffali raccontano”: viaggio nei Balcani

a cura di Valentina Tabarrini

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Il libro, a cura di Antonella Ercolani, è una raccolta di interventi tenutesi in occasione del convegno di studio “I Balcani dalla fine del comunismo all’Unione Europea” – titolo dell’omonimo libro – presso la Libera Università degli Studi ” S. Pio V” di Roma, nel 2004.

In questo testo sono riportate visioni critiche e approfondimenti che gli esperti internazionali hanno dato dell’attuale condizione in cui versano i paesi della regione balcanica: una condizione di transizione che li sta portando sulla via dell’integrazione nell’Unione Europea.

Iniziando dalla caduta del regime comunista nei primi anni Novanta, il libro passa via via in rassegna la drammatica situazione che i paesi si trovano e si sono trovati ad affrontare, dal genocidio per mano di Milosevic alle varie crisi che hanno sconvolto il territorio.

Consiglio di leggere queste opera a coloro che hanno un particolare interesse nel cercare di capire ciò che questa parte di mondo sta vivendo oggi, ma soprattutto a quanti vogliono comprendere ciò che uomini donne e bambini hanno vissuto, per non dimenticare.

 

“Gli Scaffali raccontano”: ImmigrAZIONI

a cura di Valentina Chiocchi

WP_20140825_15_11_41_ProHo voluto leggere un libro che mi ha subito incuriosita dal suo titolo: “ImmigrAzioni: la strategia della diversità”. Ho sempre sostenuto che nel periodo che stiamo vivendo – caratterizzato da quel fenomeno che si chiama globalizzazione – il diverso, “l’altro” sia e sarà una risorsa e non un problema da risolvere. Questo mi è stato confermato dal libro sopra citato, che afferma che gli immigrati possono essere indispensabili per la crescita di un’economia e al contrario di quello che pensano in tanti, sia di aiuto soprattutto alla nostra di economia. Sono venuta a conoscenza, attraverso la lettura, di una nuova funzione aziendale chiamata “diversity management”, uno strumento che gestisce la diversità all’interno di un’azienda. Come si dice nel libro, l’Italia ancora oggi presenta molte diffilcoltà sotto questo aspetto a causa di retaggi culturali e della mancanza di volontà nel vedere l’immigrazione come una nuova e positiva occasione per internazionalizzare le nostre aziende per cercare di affrontare al meglio le sfide che provengono dal mercato estero.

Ora non vi dico altro, vorrei peró aver suscitato la stessa mia curiositá e solo leggendolo potrete scoprire se e come il nostro Paese è stato disposto ad aprirsi difronte al nuovo assetto multiculturale in cui viviamo. Leggete e lo scoprirete! Buona lettura!

Tessitori a Rasiglia

campo.estivo copiaRasiglia – si sa – è una delle capitali umbre della tessitura. Piccolo borgo montano del folignate,  ogni anno Rasiglia rinnova l’appuntamento con “Penelope”, il mini festival che rispolvera sapienza artigiana e vecchi telai.

Dal 5 al 10 agosto è tuttavia un’altra la tessitura che vedrà come sfondo lo splendido borgo e tutt’altre saranno le trame che dovranno essere cucite. “Tessitori di prossimità” è infatti il nome dell’edizione 2014 della Scuola Estiva di formazione Caritas, divenuta oramai un tradizionale appuntamento estivo, una cinque giorni che vuole essere occasione, per volontari e operatori, di rafforzamento delle trame dell’operato della Carità. Quattro le aree in cui il tema – chiaro tributo all’esperienza formativa proposta quest’anno a Firenze da Caritas italiana – verrà declinato: Immigrazione, Politiche sociali, Mondialità, Identità Caritas. Quattro “telai” che verranno messi in funzione non solo con l’apporto prezioso dei formatori Caritas ma anche con il contributo di associazioni del territorio, prima fra tutte il presidio Libera di Foligno.

“La prossimità” – ci stimola Caritas Italiana – “non è solo un contenuto ma un metodo di lavoro che pone le relazioni al centro, valorizza la quotidianità, stimola processi più che attivare servizi ed ha come orizzonte la comunità.” Tessere relazioni vuole allora essere una componente fondamentale di “Tessitori di prossimità” come corredo che i volontari potranno portare a casa. Giochi di ruolo, film, momenti di convivialità e molto altro faranno da protagonisti.

Non occorre ancora tesserne le lodi, per diplomarsi tessitori presso la Scuola Estiva basta scrivere un’email a segreteria@caritasdiocesanafoligno.it o chiamare lo 0742 357337 (tutti i giorni, ore 9-12).

Dalla Gazzetta di Foligno

Io krino, tu krini. Apologia di una krisi

albert-einstein-07La crisi – recitava Einstein – è la più grande benedizione  per persone e  nazioni. L’inconveniente – sosteneva più avanti – è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno.

Se l’adagio non sembra al lettore troppo imprudente vale certamente la pena addentrarsi nella storia del signor Paleologos. Le battute d’apertura – celebre passo de Il mondo come io lo vedo – non sono certo le sue ma suonano quanto mai attuali nel ripercorrere la sua storia. Per ascoltarla siamo volati in Grecia, a qualche tiro di sasso dalla storica città di Maratona. Sorprendentemente sciolto nell’italiano, Nikos Paleologos ci racconta la storia di una crisi (o forse dovremmo dire krisi) che ha qualcosa da suggerire anche alla nostra città.

Nikos è un piccolo imprenditore greco. Pochi operai sotto di lui e una manciata di soci ma quanto basta perché nel 2009 si ritrovi senza clienti e senza futuro. Una storia come tante forse ma dall’epilogo diverso. “In un momento in cui non avevamo un euro” – ci racconta – “con i miei soci abbiamo deciso di non chiudere e di rimanere insieme ma con meno soldi.” È così che Nikos decide di amputarsi il salario fino al livello dei suoi operai per salvare le sorti aziendali e scongiurare i licenziamenti. Una scelta che sposa appieno il significato profondo della parola “crisi” che deve proprio al verbo greco “krino” – come ci spiegano i referenti di Caritas Italiana in Grecia – le sue origini: “dividere” ma anche “scegliere”. E non “disperare”. Una krisis che segna davvero per Nikos un punto di rottura: “Nel momento in cui abbiamo scelto di puntare sull’Uomo è lì che gli uomini sono arrivati e i clienti sono tornati all’improvviso.” Einstein commenterebbe che “chi supera la crisi  supera se stesso senza essere superato.” E non solo una tantum. Quando la crisi torna infatti a far tremare l’azienda in tre diversi momenti, Nikos viene puntualmente contattato dall’Italia per una donazione. La sua storia giunse infatti oltre confine al Meeting delle Famiglie di Milano del 2012 quando toccò proprio a lui il privilegio di incontrare il Papa chiedendo “cosa si potesse fare” perché “la gente in Grecia guarda basso per la strada”. È così che Benedetto suggerì la messa a punto di gemellaggi (proprio come quello che sta interessando ora la diocesi di Foligno): famiglie che sostengono altre famiglie. “A distanza di due anni sentire che abbiamo del valore per altre persone, sapere cosa state facendo” – ha commentato Nikos nell’accogliere un gruppo di giovani volontari arrivati da Foligno – “ci aiuta ad andare avanti.” E ripete più volte: “Nella crisi è importante rimanere fedeli ai propri ideali e chi è in piedi deve aiutare gli altri a starci.”

Questo il mondo come lui lo vede e senza dubbio anche come lo vedeva Einstein che Nel mondo come io lo vedo chiuderebbe quest’apologia della krisi chiosando così: “Parlare di crisi significa incrementarla, tacere nella crisi è esaltare il  conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola con l’unica crisi pericolosa, che  è la tragedia di non voler lottare  per superarla. La storia di Nikos ce lo insegna.

Dalla Gazzetta di Foligno