Dove c’è famiglia, c’è casa

IMG_20140519_170704 (1)Se il mandarino usa un unico ideogramma ( 家 ) per dire “famiglia” e per indicare il concetto di “casa”, forse un motivo c’è. E non vi è certo bisogno di scomodare i nostri cugini asiatici: è per tutti pacifica, infatti, l’importanza di un luogo dove riposare la sera e sentirsi insieme “famiglia”.

È per rispondere a questo bisogno primario che la Caritas diocesana di Foligno ha deciso di aprire una casa-famiglia nel cuore della città: uno spazio, già abitato da qualche giorno, destinato ad un piccolo nucleo di uomini soli del territorio.

In dirittura di arrivo è invece una seconda casa – sita sempre nel folignate – che sarà pronta per la fine dell’estate. Una struttura che la Caritas ha scelto di riadattare per sposare diverse esigenze: una sezione della casa ospiterà donne sole con bambini; l’altro appartamento che ne nascerà sarà invece adibito all’accoglienza di uomini con disabilità.

Affinché ciascuna di queste strutture possa essere davvero “casa” e “famiglia” insieme, si chiedono a parrocchie e parrocchiani due forme di Carità. In prima battuta si domanda di segnalare le situazioni di disagio suscettibili di essere inserite nelle nuove case (email: operesegno@caritasdiocesanafoligno.it – telefono: 0742 357337). Last but not least, si chiede di mobilitare capitale umano per permettere il buon funzionamento delle case affinché queste strutture siano davvero sintesi – come in cinese – di “casa” e “famiglia”.

“Ordinary Love”: sulle orme di Mandela. Inaugurata la nuova biblioteca multiculturale

“Ciò che conta nella vita non è il semplice fatto di aver vissuto. È la differenza che avremo fatto nella vita degli altri.” Così Nelson Mandela – un uomo che la differenza l’ha fatta davvero – riassumeva il suo credo: quello di un “Amore quotidiano”, un Ordinary love – come canteranno gli U2 nel dedicargli una canzone – a cui tutti siamo chiamati.
Quello dell’Amore è stato proprio il fil rouge della giornata di sabato 3 maggio, momento inaugurale della nuova Biblioteca Multiculturale della Caritas intitolata allo statista sudafricano recentemente scomparso. Due i giovani di Foligno a cui si devono il nome e il logo della Biblioteca: Matteo Silvi e Armando Ambrogioni, vincitori del bando lanciato dalla Caritas alcuni mesi or sono. Perché lo spirito di Madiba riassume in maniera efficace i valori – precipui anche della cristianità – che la Biblioteca si prefigge.
“Ama il tuo Nemico: la lezione di Mandela”: questo il titolo scelto per la Tavola rotonda inaugurale. Un titolo che non richiama solo il rovesciamento di prospettiva pungolato dal Vangelo, ma che fa eco al noto testo di J. Carlin, fonte di ispirazione del film Invictus di Clint Eastwood.

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A render unico questo momento di confronto, l’originalità dei relatori che hanno animato la Tavola, con la loro storia unica e inconfondibile. Prima fra tutte quella dell’Ambasciatrice Sudafricana Nomatembo Tambo, donna carismatica e commovente, attrice e plurilaureata nonché figlia di uno dei più grandi nomi della lotta all’Apartheid, quello di Oliver Tambo. “Circa venti anni fa” – ha raccontato Tembi Tambo – “nel mio paese si pensava che i neri non fossero nemmeno in grado di amare. Ricordo quando da piccola chiedevo a mio padre il perché di tutto questo. Lui mi rispondeva solo: Bisogna perdonare”. Mandela – ha ricordato – ha cambiato il modo in cui i neri venivano percepiti senza commettere l’errore esiziale di asserirne la superiorità.
Profondo conoscitore del Sudafrica, il prof. Mario Aurelio di Gregorio, zoologo, storico e africanista, ha raccontato del suo fugace incontro con Madiba e tratteggiato l’incredibile storia di questo paese. “È importante ricordare che Mandela è sì un simbolo, ma non ha fatto tutto da solo: lavorò una vita dal carcere mentre Oliver Tambo, fuori, propagandava le sue idee”.
A glossare le novità della Biblioteca, il direttore della Caritas di Foligno Mauro Masciotti, che ha sottolineato che il progetto riguarda sì gli stranieri ma anche la cittadinanza, affinché questa possa avvicinarsi al prossimo per arricchirsi delle sue diversità. Molte le lingue che militano negli scaffali della Biblioteca e dell’aula studio: oltre all’italiano, albanese, arabo, francese, inglese, polacco, rumeno, ucraino, solo per citarne alcune.

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Ad accompagnare l’evento, il Vescovo della nostra diocesi mons. Gualtiero Sigismondi, che ha ricordato che le ultime due opere-segno della Caritas (la Biblioteca e l’Emporio) sono parte di uno stesso disegno per promuovere il confronto. Citando il Papa emerito, ha sottolineato che il Vangelo non si manifesta in una sola cultura, ma incide sulle culture. E anche in questo progetto della Biblioteca – ha concluso – è l’Amore che tutto muove. Per dirla di nuovo con gli U2: We can’t fall any further if we can’t feel ordinary love/We cannot reach any higher if we can’t deal ordinary love (Non possiamo cadere più in basso di così se non riusciamo a sentire l’amore di tutti i giorni/Non possiamo andare più in alto se non siamo in grado di gestire l’amore di tutti i giorni, ndr).

dalla Gazzetta di Foligno

E il naufragar (non) m’è dolce in questo mare: Emergenza alluvione a Senigallia

L’appello Caritas: a Senigallia urgono volontari

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E’ emergenza alluvione nelle Marche a seguito delle piogge torrenziali che sabato 3 maggio hanno colpito la regione adriatica. Presente a Foligno per l’inaugurazione della Biblioteca “Mandela” della Caritas diocesana di Foligno proprio sabato 3 maggio, il direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu aveva già manifestato la propria preoccupazione per l’are. Ha poi ribadito: “Accompagnare la popolazione colpita, facendoci prossimi alle Caritas locali e sostenendone gli sforzi, non solo nell’emergenza, ma anche nella prospettiva della ricostruzione” è il nostro compito. Le stesse strutture della Caritas di Senigallia sono state infatti sommerse dalla pioggia mentre più di 300 sono le famiglie sfollate. Nella città le scuole chiuse, la viabilità bloccata. Accorato l’appello della Caritas locale e di Caritas Italiana per l’invio di volontari nelle zone alluvionate per le pulizie delle case e l’accoglienza degli sfollati.

Chiunque fosse disposto a partire come volontario da Foligno e dintorni, anche per pochi giorni, può rivolgersi direttamente alla Caritas diocesana di Foligno comunicando la propria disponibilità e un recapito allo 0742 357337 o lasciando un messaggio sul profilo Facebook: Caritas diocesana di Foligno.

Il mio grasso grosso gemellaggio greco

Nella lingua greca c’è un detto, pronunciato interamente in italiano, riguardo la relazione che intercorre tra Italiani e Greci: “Una razza, una faccia”. Ideata da Mussolini ad uso e consumo della Grecia per facilitarne l’occupazione, la frase è rimasta con simpatia nel costume ellenico fino ad oggi. E quale sorpresa per i greci – orgogliosi di sfoggiare una frase tutta italiana – scoprire che nel Bel Paese il detto non sia affatto in uso.

Storicismi a parte, il nostro detto ci dice qualcosa di vero, introducendoci al gemellaggio in corso tra la diocesi di Foligno e due diocesi greche, gemellaggio pungolato da papa Benedetto prima e da papa Francesco, poi. Il 4 aprile è iniziata infatti la prima visita tecnica (ma la seconda in Grecia) da parte della Caritas diocesana folignate nei territori gemellati. Due diocesi, quelle greche, molto diverse per bisogni e contesto: Tinos, isola delle Cicladi nota per il turismo religioso e per il mare,  e la più problematica Atene (con le parrocchie di san Francesco – zona centrale – e di Voula – zona costiera). Una missione Caritas tutta al femminile volta all’approvazione del piano di gemellaggio e all’avvio della prima fase dei progetti che si snoderanno nel corso di tre anni. Tra questi: gite solidali in Grecia per le scuole del folignate con costi sostenibili per le famiglie italiane; lo sviluppo di Centri di Ascolto in loco; la realizzazione di Orti Solidali a Tinos; campi di volontariato in Grecia per giovani della diocesi di Foligno (dal 30 giugno al 10 luglio); vacanze solidali per famiglie greche in difficoltà a Foligno (dal 23 al 30 giugno).

Un gemellaggio per Foligno dunque affinché – come nel noto film – possiamo giungere davvero a superare i particolarismi e considerarci fino in fondo “Una razza, una faccia”.

Dalla Gazzetta di Foligno

Messa…alla prova

article-new-thumbnail-ehow-images-a02-6i-n8-teach-baltimore-catechism-children-800x800In inglese di dice Mass. Attenzione, non Mess, come vorrebbe indurci in tentazione la buona tradizione maccheronica. La nostra si scrive con la “a”: perché c’è una bella differenza tra Messa e Confusione. E non parliamo di una messa in scena ma della Messa in Inglese a Foligno, un appuntamento mensile pensato per incontrare le comunità anglofone– in modo particolare nigeriane – del territorio a partire dalla Chiesa. Sì perché in inglese to celebrate non indica solo il “celebrare Messa” ma anche “il festeggiare”. Attenzione quindi al vocabolario perché le porte della Chiesa di San Giacomo, ogni prima domenica del mese alle ore 17, non sono aperte solo per i gentlemen inglesi di passaggio ma a chiunque voglia condividere questa festa. E allora se il sacerdote ci inviterà ad essere abstemious non deprecherà il sorseggiare vino, ma loderà le persone integre ed oneste; se vorremo cimentarci nella Prima lettura non dovremo chiedere della First Lecture (altrimenti parleremmo della nostra prima lezione universitaria) ma dovremmo dire piuttosto First Reading. E attenzione a chiamare il Signore Lord (come per i titoli nobiliari) e non mister; e a leggere Mercy (“pietà”) con l’accento sulla “e” e non scambiarlo col francese merci. E il momento del Gospel non sarà certo un concerto musicale ma il momento del Vangelo. Fortunatamente per i non anglofoni c’è comunque posto per tutti: “comunione” è banalmente Communion, “altare” si dice altar e “amen”… semplicemente Amen.

Mettiamoci dunque alla prova, domenica 6 aprile, alle ore 17.

Chi volesse partecipare alle prove del coro, con canti rigorosamente in Inglese, può invece scrivere – anche per le prossime Messe delle prime domeniche di maggio e giugno – a ufficiostampa@caritasdiocesanafoligno.it.

“Nella bottega di un falegname”. Da Lampedusa a Foligno, da Foligno a Lampedusa

 

Falegname col martello perché fai den den?/Con la pialla su quel legno perché fai fren fren?

Se De André avesse conosciuto Franco, la canzone l’avrebbe certamente scritta per lui. Sorride il signor Tuccio mentre al telefono sento il den den del suo martello. Come Maria nella canzone, anch’io entro nella bottega di un falegname, non in Palestina stavolta ma a Lampedusa. Anche il legno di Franco infatti – come quello cantato da De André – ha tante storie da raccontare. E ce le racconta da vicino perché una delle sue croci è già in viaggio verso Foligno per essere accolta nella nuova Biblioteca Multiculturale.

Tuccio è da sempre un falegname. Una mattina del 2009 qualcosa cambia la sua vita. Si trova sulla costa: dopo aver recuperato i corpi di centinaia di migranti, è uscito per meditare su quel dolore. All’improvviso nota tra la sabbia due assi colorati: quelli di un barcone. Era quasi un segno: “La posizione di quei legni mi ricordava una croce”.

Falegname su quel legno quanti colpi ormai/quanto ancora con la pialla lo assottiglierai?

I migranti di Lampedusa iniziano a trovare voce così, attraverso una pialla. “L’idea non fu la mia, ma di Qualcun altro” – mi racconta. “Quando tolgo i chiodi dal legno delle barche e vedo i buchi che lasciano sento il dolore di chi su quel legno ci ha trovato la morte. È questo il mio lavoro: che le loro vite non siano dimenticate”.

Alle piaghe alle ferite che sul legno fai/falegname su quei tagli manca il sangue ormai/ perché spieghino da soli con le loro voci…

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Proprio per ricordare queste voci dal 20 al 26 luglio la Caritas di Foligno sarà presente sull’isola per un’esperienza di servizio e formazione. Chi volesse ricevere informazioni può scrivere a estero@caritasdiocesanafoligno.it.

La biblioteca di piazza S. Giacomo, dove sarà collocata la croce, riaprirà invece i battenti il 3 maggio, senza fren fren, per ricordare che Faber e Franco (ma non solo loro) ci insegnano la stessa cosa: dai diamanti non nasce niente, la Vita rinasce dalla morte e porta frutto.

Una casa per Yolanda

IMG_20140317_174234 (800x353)“Disegniamo una casa per Yolanda?” chiedo ai bambini del Doposcuola che hanno terminato i loro compiti.

“Facciamone tante di case” – mi rispondono.

Yolanda non è una bambina come tutte le altre. Il suo, è il nome di un tifone, quello che quattro mesi fa ha sconvolto le Filippine spazzando via 9 diocesi in soli due giorni. “Yolanda” per i filippini, la sua forza è nota ai più con l’appellativo cinese di Hai yan, “rondine di mare”, perché è arrivata, fugace come un uccello.

Ma nelle Filippine ci sono le montagne? È per la casa di Yolanda…

Sin da novembre la rete mondiale della Caritas si è attivata per fare fronte all’emergenza; al termine di questa prima fase (che si concluderà a fine marzo) saranno state aiutate circa 300mila persone. La forza di Yolanda non è in effetti solo quella che devasta ma anche quella che costruisce. Le parrocchie di Foligno, nella colletta nazionale dello scorso dicembre, hanno raccolto circa 9000 euro con cui si è provveduto, oltre che all’acquisto di cibo per gli sfollati, al materiale per una prima riparazione delle case: chiodi, assi di legno, teloni di plastica, insieme a pentole, secchi di plastica, posate, asciugamani, lenzuola. Nelle ultime settimane di gennaio la rete Caritas ha poi iniziato a distribuire anche reti e barche per quei pescatori che le avevano perse a causa di Yolanda o – per chi lo preferisce – a causa di Haiyan.

“Abbiamo finito i disegni”.

Chissà, magari i bambini delle Filippine avranno davvero delle case così un giorno, anche grazie all’aiuto di Foligno. Con mia sorpresa, tutti i bambini hanno disegnato tante rondini sopra le case. Senza saperlo hanno disegnato Haiyan. Ma questa volta non sono “rondini di mare” che devastano, ma rondini portatrici di speranza.

Chi volesse offrire un tetto per Yolanda prima che si concluda questo primo ciclo di aiuti può ancora rivolgersi alla Caritas diocesana telefonando allo 0742357337 o scrivendo a progetti@caritasdiocesanafoligno.it.

Conti “in sospeso”

183157289-41958f72-a22a-4a7f-ad68-2b41ef83f750Come è fatta la Carità? Oggi siamo a Napoli. Un uomo si avvicina al bancone del bar: “Un caffè e tre in sospeso” – chiede. L’avventore paga i quattro espresso, sorseggia il suo e se ne va. Entra altra gente: “Un caffè e cinque in sospeso”. Stessa scena.

“Lo avete un caffè in sospeso?” – chiede timidamente un nuovo cliente dall’aspetto trasandato. Il barista annuisce sorridendo e prepara il caffè senza farlo pagare.

Forse non tutti lo sanno, ma quello di cui parliamo succede davvero: è l’antico gesto partenopeo di lasciare caffè pagati al bar per chi non conduce una vita economicamente serena. Una tradizione che trae nuova linfa dall’attuale periodo di crisi. E non solo per i caffè. Anche alla Caritas diocesana di Foligno si possono fare infatti pagamenti “in sospeso”, per un bisognoso in arrivo o già pronto sull’uscio. Il meccanismo è semplice e si può fare una sola volta come  tante, con piccole cifre come con quote più importanti: con il progetto “Adotta una Famiglia” – ormai attivo dal 2011 – ognuno sceglie “quanti caffè donare”.

Oltre alla modalità per così dire standard del progetto, da quest’anno è inoltre possibile prodigarsi con le adozioni internazionali. Grazie ai gemellaggi recentemente inaugurati con le diocesi di Atene e Tinos, si possono infatti adottare quelle famiglie greche che faticano ad uscire dalla grave crisi che sta interessando il paese. Anche in questo caso si possono versare cifre da caffè o ci si può impegnare solo una tantum.

Così il direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu lo scorso 8 marzo in visita a Foligno nell’incontro con le Caritas umbre: “Ricordiamo che solo per una manciata di minuti non è il Buon Samaritano a dover essere soccorso. L’uomo che scendeva verso Gerico, poi pestato dai briganti, solo per poco è passato prima di tutti”.

Chiunque desideri lasciare dei “conti in sospeso” presso la Caritas diocesana adottando una famiglia greca o della diocesi può farlo scrivendo a progetti@caritasdiocesanafoligno.it o chiamando lo 0742 357337.

 (dalla Gazzetta di Foligno del 16/03/2014, a cura della Caritas Diocesana di Foligno)

 

Disegnare la Carità

IMG_20140303_182758(dalla Gazzetta di Foligno del 9/03/2014 a cura della Caritas diocesana Foligno)
 

“Come è fatta la Carità?” – chiedo ai bambini che affollano il Doposcuola porgendo un foglio di carta e i colori. Ci pensano su, insospettiti dalla domanda un po’ inconsueta. Che strani questi grandi. Inizia la gara al disegno.

A pensarci bene, però, il problema è reale: “la Carità è paziente, è benigna, non si adira, non si gonfia, non cerca il proprio interesse”, ma quali siano le sue vesti di tutti i giorni San Paolo proprio non ce lo dice.

Una bambina mi mostra orgogliosa il suo disegno, che guardo con tenerezza. Mi viene un ricordo, quello di Giovanni Paolo II che in occasione del Giubileo esortava all’esercizio di una “fantasia della Carità”. Il disegno mi aiuta: questo esercizio è proprio quanto ci chiede la Chiesa anche per questa Quaresima. Che ciascuno disegni, nel proprio quotidiano, come è fatta la Carità. Ciascuno tracci il suo progetto, con i suoi colori.

Ai grandi che lamenteranno la mancanza di fantasia ecco pronti due fogli di lavoro. Il primo è quello offerto da Papa Francesco con la campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”. “Smettere di pensare” – ci dice il Papa – “che le nostre azioni quotidiane non hanno un impatto sulle vite di chi soffre la fame” è nostro dovere. Sciogliendo la domanda iniziale, la Carità assume qui le vesti di chi cercherà di ridurre gli sprechi di cibo in famiglia e di educarsi ad un consumo consapevole.

Il secondo foglio di lavoro è quello offerto invece dal sussidio quaresimale della nostra Diocesi: per ogni settimana un’opportunità per disegnare la Carità insieme alla Caritas. Ecco allora i cinque colori quaresimali: regalare un’ora al volontariato; adottare una famiglia del territorio; regalare un’ora ad un anziano; aiutare le famiglie in crisi a fare la spesa sostenendo l’Emporio della Solidarietà; guardare ai poveri con il salvadanaio della Carità; regalare un rametto di ulivo benedetto a chi è lontano. Ognuno aggiunga le sue sfumature – San Paolo certamente concorde. Buon disegno a tutti.